Prima di spiegarvi cos’è l’Alzheimer, vorrei guardaste questa breve clip tratta dal film “Still Alice” (2014) dove emerge chiaramente la difficoltà che le persone incontrano quando scoprono di essere affetti dal morbo di Alzheimer. 

Breve clip tratta dal film “Still Alice”

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Guarda qui

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Un discorso molto toccante, quello della protagonista del film, che ci dà una panoramica molto esaustiva e toccante di quello che le persone affette dal morbo devo affrontare ogni giorno.

Ma cos’è l’Alzheimer?

La malattia di Alzheimer è una delle forme di demenza più diffusa, nella quale le aree del cervello che controllano l’ideazione e la memoria vengono colpite. Si tratta di una malattia degenerativa caratterizzata da una progressiva morte neuronale ed atrofia del sistema nervoso centrale.

Il suo decorso è lento e progressivo, con un esordio subdolo e spesso sottovalutato, caratterizzato da piccole dimenticanze (in particolare eventi recenti e nomi di persone).

Con il progredire della malattia il deterioramento si aggrava, coinvolgendo altre funzioni cognitive come l’attenzione, il linguaggio e il ragionamento. La persona non è più in grado di svolgere le attività più semplici della vita quotidiana…

Orientarsi nel tempo e nello spazio, comprendere un discorso, trovare le parole giuste o mantenere un comportamento adeguato nelle diverse circostanze risulteranno sempre più faticosi.

Nelle fasi avanzate si perderà persino la capacità di riconoscere gli altri oppure se stessi.

Le difficoltà sperimentate giornalmente diventano tali da richiedere un’assistenza continuativa che, spesso, comporta un’istituzionalizzazione.

Per questo è di fondamentale importanza il ruolo dei familiari, che forniscono un’assistenza primaria e sostengono la persona nella gestione delle varie fasi della malattia. L’assistenza ad un malato di Alzheimer risulta presto molto faticosa, sia dal punto di vista fisico che psicologico.

Sentimenti di dolore, d’impotenza e frustrazione possono cogliere i figli o il coniuge che assiste il malato, a volte potrebbero insorgere incomprensioni e diverbi familiari. Chi assiste un malato di Alzheimer non deve quindi mai essere lasciato solo in questo compito così gravoso.

Attualmente non vi è ancora una cura definitiva per questa malattia e non esistono esami per determinare in modo certo la probabilità di svilupparla. Esistono però dei test psicometrici per indagare le funzioni cognitive della persona nelle varie aree.

Pur trattandosi di una malattia degenerativa, sono disponibili dei farmaci in grado di rallentarne il decorso, che offrono un miglioramento della qualità di vita del paziente, permettendo così di conservare più a lungo le funzioni cognitive.

Le cause sono tutt’oggi non ancora completamente chiare, i meccanismi coinvolti sono molteplici.

Il fattore di rischio più importante è l’età. Altri fattori identificati, anche se meno significativi, sono il livello d’istruzione, le relazioni sociali e la familiarità.

In molti casi la morte subentra per una o più complicanze legate al deperimento psico-fisico del malato.

Solo in rarissimi casi la demenza di Alzheimer è di tipo ereditario, come quella che deve affrontare la protagonista del film sopra citato. Questa forma, che si sviluppa prevalentemente nella fase pre-senile (33-65 anni), si manifesta in tutte le generazioni della famiglia che ne è affetta. In questi casi lo sviluppo della patologia sembra sia legato alla mutazione di alcuni geni che provocano la produzione di alcune proteine patogene.

Perché questo breve articolo?

Per conoscere cosa passano e cosa provano le persone affette dall’Alzheimer e il loro familiari.

Se vuoi delle indicazioni pratiche per una buona comunicazione da usare con una persona affetta da Alzheimer, puoi leggere qui.

Concludo consigliandovi la visione del film “Still Alice” che ci permette di guardare da vicino il tema trattato.

Buona visione…