Troppe volte ho sentito donne e uomini lamentarsi della propria relazione. E allora perché continuano a stare insieme se non sono felici?

Siamo esseri sociali e le relazioni interpersonali fanno parte della nostra vita, sono la nostra energia vitale. Non potremo proprio farne a meno.

A volte passiamo una vita intera alla ricerca di attenzioni e di affetto, anche da parte di quelle persone che non sembrano affatto interessate a noi.

Ma se alcuni rapporti relazionali non siamo noi a cercarli ma ci vengono dati in dotazione (come le radici familiari), altri siamo noi a volerli. E allora perché non riusciamo a lasciarli andare se questi non  ci soddisfano?

Come vi ho già accennato nel nostro appuntamento settimanale della “Pausa Caffè”, non sempre la scelta del partner ricade su motivazioni consce e razionali (anche se così può sembrare). In realtà, è qualcosa di molto più complesso e intervengono numerose variabili di cui non sempre ne siamo consapevoli.

Al primo posto troviamo le radici familiari. Eh si proprio quelle che ci vengono date in dotazione, e di conseguenza al secondo posto lo stile di attaccamento che ne deriva.

L’attaccamento altro non è che il tipo di legame che si instaura tra il bambino e il caregiver (colui che se ne prende cura). E’ influenzato dal tipo di affetto, di attenzioni, di cure che il bambino riceve. E’ di fondamentale importanza come il caregiver risponde ai bisogni e alle necessità del bambino perché queste influenzeranno tutte le sue relazioni future.

I bambini hanno una notevole capacità di apprendimento per imitazione, tendono ad assimilare tutto ciò che vedono. Questo vale anche per il tipo di relazione a cui sono esposti.

Siamo spacciati?

Esistono delle somiglianze sostanziali tra i legami familiari e i legami di coppia. E’ qualcosa di inevitabile, pur non volendo tendiamo a riproporre ciò che abbiamo vissuto in prima persona. 

Ma voglio tranquillizzarvi, anche se siamo stati esposti a delle relazioni disfunzionali questo non vuol dire che siamo spacciati! Anche le esperienze di vita e le relazioni positive che instauriamo nel corso della nostra vita influiscono e ci aiutano a modificare il nostro tipo di attaccamento.

I 4 stili di attaccamento

Vediamo velocemente quali sono i 4 tipi di attaccamento e come condizionano le nostre future relazioni.

1- stile sicuro : il bambino si fida e si affida al supporto della figura di attaccamento, sia in condizioni normali sia di pericolo. In questo modo, il bambino si sente libero di poter esplorare il mondo. Tale stile è determinato dalla presenza di una figura sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a concedergli protezione nel momento in cui il bambino lo richiede. I tratti che caratterizzano questo stile sono: sicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di essere amabile, capacità di sopportare distacchi prolungati, nessun timore di abbandono, fiducia nelle proprie capacità e in quelle degli altri.

2- stile insicuro – ambivalente : il bambino non ha la certezza che la figura di attaccamento sia disponibile a rispondere ad una richiesta d’aiuto. Per questo motivo l’esplorazione del mondo è esitante, ansiosa e il bambino sperimenta alla separazione angoscia. Questo stile è promosso da una figura d’attaccamento che è disponibile in alcune occasioni ma non in altre e da frequenti separazioni. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amabile, incapacità di sopportare distacchi prolungati, ansia di abbandono, sfiducia nelle proprie capacità e fiducia nelle capacità degli altri.

3- attaccamento insicuro – evitante: questo stile è caratterizzato dalla convinzione del bambino che, alla richiesta d’aiuto, non solo non incontrerà la disponibilità della figura di attaccamento, ma addirittura verrà rifiutato. Così facendo, il bambino costruisce le proprie esperienze facendo esclusivo affidamento su se stesso, senza il sostegno degli altri, ricercando l’autosufficienza anche sul piano emotivo. Questo stile deriva da una figura di attaccamento che respinge costantemente il figlio ogni volta che le si avvicina per la ricerca di conforto o protezione. I tratti che maggiormente caratterizzano questo stile sono: insicurezza nell’esplorazione del mondo, convinzione di non essere amato, percezione del distacco come “prevedibile”, tendenza all’evitamento della relazione per convinzione del rifiuto, apparente esclusiva fiducia in se stessi e nessuna richiesta di aiuto.

4- stile disorganizzato:  il bambino si mostra disorientato/disorganizzato, ovvero manifesta ansia, pianto, si butta sul pavimento o porta le mani alla bocca con le spalle curve, manifesta comportamenti stereotipati, e assume espressioni simili alla trance in risposta alla separazione dalla figura di attaccamento. Sono anche da considerarsi casi di attaccamento disorganizzato quelli in cui i bambini si muovono verso la figura di attaccamento con la testa girata in altra direzione, in modo da evitarne lo sguardo.

(fonte: https://www.stateofmind.it/2017/07/john-bowlby-attaccamento/)

Perché rimaniamo intrappolati in relazioni che non ci rendono felici?

Il bisogno d’amare è un bisogno primario che ci spinge alla ricerca di affetto. Se il nostro primo legame è stato un legame disfunzionale andremo alla ricerca di una persona che in un certo senso ci completi, andando a riempire quelle che sono le nostre mancanze.

Inconsapevolmente saremo attratti da partner che confermino i nostri stili di attaccamento e le nostre aspettative. Un qualcuno che ci rassicuri e che non metta in discussione l’idea che abbiamo di noi stessi, perché vivere un qualcosa di conosciuto ci fa sentire protetti, al sicuro, piuttosto che andare incontro al buio e affrontare il cambiamento, percepito come una minaccia. (Vi lascio qui il link dove si parla di resistenza al cambiamento per chi volesse approfondire).

La cosa più saggia da fare quando incontriamo qualcuno che confermi le nostre paure sarebbe quella di lasciar perdere, invece no ne rimaniamo invischiati.

Il primo passo da fare per cambiare i soliti schemi è diventare consapevoli, essere consapevoli del proprio stile di attaccamento e individuare gli schemi che si ripetono ci permetterà di agire.

Non sottovalutare, inoltre, l’ importanza di creare dei confini personali che ci permettono di scegliere cosa è giusto per noi e cosa non lo è. Un esempio è la capacità di dire di NO, che purtroppo non è sempre alla portata di tutti. (Anche in questo caso ti lascio un link qui se vuoi approfondire la tematica).

Amare se stessi e rispettare se stessi è la prima cosa da fare quando si vuole cambiare per ricercare il proprio benessere, la propria felicità. Se io stessa non mi amo e non mi rispetto abbastanza non posso pretendere che qualcun altro lo faccia al posto mio.

Naturalmente, il percorso psicologico può esserti molto d’aiuto soprattutto se senti di non riuscirci da sola. Spesso e volentieri quando siamo sommersi dalle nostre difficoltà, facciamo fatica a vedere la via d’uscita. Se lo vorrai, sarò lieta di ascoltare la tua storia e insieme potremo trovare la giusta strada da percorrere. Chiedere aiuto fa parte delle tue risorse, non è affatto sinonimo di debolezza!

Contattami per capire se posso fare al caso tuo!

giuliamasci